giovedì, ottobre 11, 2012

Le nostre scelte condizionano il nostro destino

Nell’esistenza umana ogni essere creato deve procedere, dalla nascita fino alla morte, su un percorso prestabilito, un percorso chiamato destino. Generalmente, l’uomo comune è schiavo del proprio destino e subisce gli eventi della propria vita piuttosto che controllarli e dirigerli nella direzione da lui desiderata. Per capire meglio questa situazione, immaginiamo una persona che vuole attraversare a nuoto un fiume. Il fiume in questo caso rappresenta il destino che scorre invariabilmente. La persona in causa ha due possibilità:
  1. quella di gettarsi nel fiume e nuotare fino all’altra riva, avendo chiaro davanti a sé l’obiettivo che deve raggiungere. Per farlo compie degli sforzi coscienti – cioè affronta e controlla il proprio destino; gli eventi della propria vita vengono così determinati dalla persona stessa e dalla volontà divina;
  2. quella di gettarsi nel fiume e, invece di nuotare fino all’altra riva, lasciarsi trascinare dalla corrente pensando che prima o poi sarà portata dalla stessa vicino all’altra riva. La domanda che ci possiamo porre è: quanto prima, quanto poi sarà portata all’altra riva? E contro quali e quanti ostacoli dovrà urtare e farsi male prima di essere portata dalla corrente sull’altra riva?
Ad ogni passo che compiamo sul percorso individuale, spirituale o materiale, dobbiamo prendere delle decisioni. La nostra vita è fatta di decisioni. Decisioni giuste o sbagliate. Dio ci ha dato questo grande dono del libero arbitrio che ci permette di essere simili a Lui, ci permette di creare i nostri destini attraverso le scelte che facciamo in ogni istante. Insieme a questo dono di libertà Dio ci ha dato anche l’indipendenza, in quanto, tramite la possibilità che abbiamo di decidere diventiamo gli unici responsabili delle nostre azioni e della nostra vita. Però decidere non è una cosa facile da farsi per una persona la cui coscienza è ancora oscurata dal velo dell’ignoranza. Infatti possiamo dire di far uso del libero arbitrio soltanto quando siamo coscienti e responsabili, spiritualmente parlando. Se “viviamo” la vita solo per mangiare, dormire, procreare e lavorare, di certo non usiamo il libero arbitrio, non scegliamo con cognizione di causa ma siamo trascinati dal destino. Possiamo dire che è il destino a scegliere per noi. E’ bene capire però che il destino non è invariabile. Il destino può essere cambiato. Questo cambiamento del destino si realizza prima di tutto operando delle giuste scelte o decisioni e poi applicarle praticamente.
Dal punto di vista fisico le scelte che dobbiamo fare sono generalmente legate alla famiglia, al lavoro, alla cerchia di amici, ai vari oggetti che decidiamo di possedere o meno, etc. Dal punto di vista spirituale invece la situazione è un po’ più complessa. Intanto cominciamo col dire che arrivano ad avere un approccio spirituale nella vita solo quelle persone che si trovano ad un punto della loro evoluzione interiore che permette loro di avvicinarsi ad un cammino spirituale o ad un Maestro spirituale, altrimenti possono vivere anche tutta la vita senza avere la benché minima preoccupazione per lo spirito. Mano a mano che la persona cresce interiormente, diventa spiritualmente più matura, appaiono anche, nella sua coscienza, tutta una serie di domande che necessitano di una risposta: perché sento questo vuoto interiore? Devo veramente vivere il resto della mia vita solo per lavorare, mangiare, etc., o esiste anche qualcos’altro? Cosa ci faccio qui? Da dove vengo? Cosa mi succederà dopo la morte? Esiste vita oltre la morte? Etc, etc. Insieme a queste domande cresce anche l’interesse per quello che la persona crede che sia spirituale, si cominciano a leggere libri che prima non si pensava neanche di leggere, ad ascoltare musica che prima non si considerava, ad incontrare persone “diverse”, persone che abbiano degli interessi spirituali. Arrivata a questo punto, la persona sente la necessità di essere guidata nel misterioso percorso dello spirito, quindi appare la necessità di trovare una guida spirituale ed un sentiero spirituale che gli permetta di crescere interiormente. Questo è, da una parte un momento magico per l’aspirante alla spiritualità, e da un’altra parte un momento estremamente pericoloso per la persona in causa, in quanto ai nostri giorni “l’offerta spirituale” è tanta ed il rischio di prendere una strada sbagliata è grande a causa dei molti trafficanti di anime che commerciano la spiritualità. Se in questo momento si prende la strada sbagliata, c’è il rischio che l’intera esistenza e forse anche molte altre esistenze successive vengano compromesse e che la persona ristagni o ancor peggio regredisca. Parlando per analogia è come trovarsi ad un incrocio con decine di direzioni, e noi dobbiamo sceglierne una sola: quella che ci porta a Casa. Se scegliamo la direzione sbagliata, il risultato sarà il nostro allontanamento da Casa e una grande perdita di tempo prima di ritrovare la giusta direzione. Questo è veramente uno dei momenti più importanti e anche più rischiosi nell’evoluzione spirituale di una persona. Talmente importante che moltissimi Maestri autentici, mistici e santi, sacre scritture e profeti si sono soffermati e hanno lasciato ai posteri delle indicazioni molto chiare affinché non si smarriscano e non corrano il rischio di seguire delle chimere, sciupando le loro esistenze. Nonostante però l’abbondanza di informazioni su come scegliere un Maestro e un sentiero spirituale da percorrere, le persone puntualmente fanno delle scelte sbagliate, e questo lo notiamo dai loro risultati e dal risultato disastroso della società in cui viviamo. Le persone scelgono, stranamente, gli impostori invece dei Maestri autentici, preferiscono praticare una pseudo – spiritualità piuttosto che una spiritualità semplice e vera, preferiscono avere degli “stati”, dei “vissuti” invece di avere la Realizzazione, scelgono di praticare bizzarre pratiche per entrare in stati di trance piuttosto che sviluppare la coscienza limpida ed adamantina di cui parlano i testi sacri, preferiscono leggere testi scritti da pseudo – guru che a loro volta hanno preso le informazioni da altri libri invece di cercare di approfondire lo studio delle sacre scritture rivelatrici di verità, diventano troppo preoccupati a praticare la “spiritualità” promossa da pseudo movimenti spirituali e dimenticano così Dio, diventano sempre più opachi interiormente invece di diventare luminosi, danno strane interpretazioni alle scritture solo per giustificare le loro debolezze, confondono le loro debolezze che non controllano con la pratica di una spiritualità moderna o di quello che loro chiamano “Tantra”. Eppure le cose potrebbero essere molto semplici. Basterebbe prendere esempio. Basterebbe studiare la vita dei santi e vedere se ciò che essi dicono e ciò che noi pratichiamo corrisponde. Non per niente sono diventati santi! Invece no, la maggior parte delle persone sceglie degli pseudo – guru che danno loro degli pseudo – insegnamenti e così, la conseguenza sarà una pseudo – evoluzione spirituale. La gente ha paura di essere sincera, soprattutto con sé stessa. Si cerca spesso di attribuire a sé stessi facoltà che in realtà non si possiedono, meriti che in realtà non si hanno, etc, etc. e questa cosa è essenzialmente un vero ostacolo sul cammino spirituale in quanto non puoi cambiare qualcosa avendo una base falsa, non si può cambiare quello che non esiste, si entra solo più profondamente nell’illusione. Comunque, per le persone lucide e sincere con sé stesse, quelle persone che non hanno paura di “guardarsi allo specchio” ed accettare quello che vedono sperando in un miglioramento, esistono fortunatamente delle scritture e delle testimonianze di persone sante, persone che come loro hanno avuto il coraggio di accettare la verità e di migliorarsi. Queste testimonianze, anche se sotto forma di versi, di metafore, o semplici racconti sono comunque delle vere e proprie guide spirituali, delle indicazioni preziose per capire quali direzioni dobbiamo prendere. Queste indicazioni le ritroviamo in tutte le tradizioni spirituali del pianeta. Per esempio, siccome si sa che l’uomo “è debole” e tende farsi abbindolare dalle cose “lucenti” (non tutto ciò che luccica è oro!) nella tradizione cristiana, più esattamente nell’Apocalisse, troviamo un chiaro ammonimento – indicazione: “Questi sono spiriti di demoni, che fanno miracoli stupefacenti”. (Apocalisse 16 – 14) Oppure: “Il Diavolo e i suoi spiriti hanno anche loro il potere di compiere miracoli. I miracoli provano una sola cosa: potere sovrannaturale. Un simile potere però può venire sia da Dio che da Satana” (Deuteronomio 13: 1-5; Apocalisse 13:13, 14) E poi, Gesù, da quale terribile pericolo ci mette in guardia? Ecco: “Ci saranno falsi cristo e falsi profeti; questi faranno dei miracoli così grandi che inganneranno, se sarà possibile, persino gli eletti.” (Matteo 24:24). Quale modalità possiamo utilizzare per distinguere gli impostori dalle persone che hanno il dono della spiritualità? La risposta la troviamo sempre nella Bibbia che dice di verificare se i loro insegnamenti e il loro comportamento sono conformi alla parola di Dio. Se predicano e si comportano contrariamente a quello che dicono le scritture o se si comportano contrariamente a quello che predicano, allora sono dei falsi profeti e “non c’è alcuna luce dentro di loro” (liberamente tratto da Isaia 8:20) Mentre noi suggeriamo un’altra citazione che dice: “l’albero si riconosce dai suoi frutti mentre l’uomo si riconosce dalle sue azioni”… E questo perché la gente pensa che “miracoli” o poteri paranormali siano necessariamente sinonimo di spiritualità. In verità il più delle volte è esattamente il contrario, ed ecco che, non a caso, nell’Apocalisse abbiamo questo ammonimento. Se invece vogliamo far riferimento alla tradizione buddista, non possiamo non pensare alle parole piene di saggezza del famoso Milarepa, parole che, anche se sotto forma di versi, hanno descritto con una chiarezza sbalorditiva i rischi che corre l’aspirante alla Suprema Liberazione. Ecco le sue magiche parole, balsamo per il cuore e per la mente, nonché fonte di ispirazione per tutti quelli che intendono seguire la retta via: “Io non ho mai accordato valore e non ho studiato la complicata conoscenza tramite le parole, scritta nei libri sotto la forma convenzionale delle domande e delle risposte che siano affidate alla memoria; queste portano soltanto alla confusione mentale e non alla realizzazione concreta della Verità. In questa conoscenza verbale sono ignorante; e se mai l’ho conosciuta, l’ho dimenticata da tempo. A lungo abituato a meditare sulle Elette Verità Sussurrate, ho dimenticato tutto ciò che è detto nei libri! Abituato come sono stato a studiare la Scienza – Che – Non – Sbaglia La conoscenza dell’ignoranza che sbaglia ho perduto! A lungo abituato a studiare tutto attraverso le mie stesse esperienze, Ho dimenticato il bisogno di cercare le opinioni degli amici! A lungo abituato ad applicare ogni esperienza alla mia stessa conoscenza spirituale, Ho dimenticato tutti i credo e i dogmi! A lungo abituato a meditare sull’Innato, Ho dimenticato tutte le definizioni! A lungo abituato a meditare su tutti i fenomeni visibili come se fossero Dharmakaya, Ho dimenticato tutte le meditazioni inventate dalla mente! A lungo abituato a comprendere il senso del Silenzio, Ho dimenticato il modo in cui sono tracciate le radici dei verbi! Traccia tu, o sapiente, queste cose in libri standard! Non operando il bene, Accumulate il risultato delle cattive azioni! Se il dolore e la tristezza sinceramente desiderate evitare, Evitate allora di fare del male agli altri! Rimpiangendo e confessando tutti i peccati, E giurando di non commettere più alcun male, Siete sulla via più breve per compensare i peccati commessi! Quelli che loro stessi non sanno in che direzione vanno, Però si permettono comunque di spacciarsi per guide spirituali per gli altri, Fanno del male a loro stessi e agli altri! Se l’insegnante non proviene da una linea non interrotta, Quale è il senso dell’iniziazione? Se il Dharma non è fuso con la propria natura, A che serve conoscere a memoria i Tantra? Se dentro qualcuno non nasce il rimorso, Che senso ha dire: “rinuncia e pentiti”? Se qualcuno non medita sul fatto di amare più gli altri che se stesso, Che senso ha dire solo con la bocca: “oh, povere creature!”? Non abbiate fretta di aiutare gli altri se non avete realizzato la Verità In tutta la Sua pienezza; sareste come il cieco che cerca di guidare un altro cieco! Se l’Iniziazione mistica non ottenete, Le semplici parole che i Tantra portano, vi serviranno solo come manette! Se non meditate sulle verità scelte, La semplice rinuncia alla vita mondana sarà solo tortura di sè! Se le cattive passioni non sottomettete attraverso il loro antidoto, Le semplici prediche verbali saranno solo dei suoni vuoti! Se non ottenete il Grande Merito, E lavorate solo per voi, l’esistenza nel Samsara continuerà ! Se la luce della Pace Interiore non ottenete, Il semplice piacere esteriore diventerà solo una sorgente di dolore! Occupate il posto più in basso e otterrete quello più in alto! Affrettatevi lentamente e presto arriverete! Se perderete tutte le differenze che sentite tra voi e gli altri, Sarete pronti a servirli! E quando servendo gli altri otterrete dei frutti, allora vi incontrerete con me, E trovando me, conquisterete lo Stato di Buddha! Servire un Guru perfetto, E servire una persona abile, Sembra essere la stessa cosa, però siate attenti e non le confondete! La vera discesa della Vacuità nella mente, E l’ossessione illusoria della coscienza, Sembrano essere la stessa cosa, però siate attenti e non le confondete! La conoscenza del Puro, Luminoso Stato, tramite la meditazione E l’indulgenza dello Stato Tranquillo che nasce dalla trance estatica, Sembrano essere uguali, però siate attenti e non le confondete! Il flusso del Profondo Intuito E altre convinzioni del tipo: “Questo sembra essere vero”, Sembrano essere uguali, però siate attenti e non le confondete! La chiara percezione della Mente Non – modificata E il nobile impulso di servire gli altri, Sembrano essere uguali, però siate attenti e non le confondete! Il dono spirituale che brilla dentro qualcuno come risultato delle Cause Incatenate E il merito temporaneo, portatore di beni terreni, Sembrano essere uguali, però siate attenti e non li confondete! La guida spirituale e i comandamenti profetici delle custodi matrika e dakini E le tentazioni degli ingannevoli fantasmi e spiriti, Sembrano essere uguali, però siate attenti e non le confondete! Il fiore dei regni Nirmanakaya E il celeste fiore di un paradiso sensuale, Sembrano essere uguali, però siate attenti e non le confondete! Un chaitya così come gli dei producono miracolosamente E un chaitya così come i demoni possono manifestare, Sembrano essere uguali, però siate attenti e non le confondete! La fede che risulta dalle connessioni karmiche del passato E la fede creata tramite metodi artificiali, Sembrano essere uguali, però siate attenti e non le confondete! Il successo reale che qualcuno ha ottenuto E il successo apparente, di cui parlano le voci, Sembrano essere uguali, però siate attenti e non li confondete!”  Come avete potuto leggere, nelle parole di Milarepa abbiamo le indicazioni chiare per discernere nella scelta del Guru, nella scelta del Sentiero, nella scelta di ciò che intendiamo praticare. E tenete conto che Milarepa è un nome altisonante nella tradizione buddista, quindi, evidentemente una autorità in materia di spiritualità!  Se invece vogliamo spostarci nella tradizione spirituale indiana non possiamo non pensare alle preziosissime informazioni che ci hanno lasciato Ramakrishna, Vivekananda, Aurobindo, Sri Yukteswar, etc. Tra tutti però, quelli che hanno parlato più chiaramente credo siano stati Ramakrishna, quando ha detto che non ci si può improvvisare maestri, che per essere maestri bisogna avere le carte in regola, avere ciò che lui definiva “mandato divino” e Vivekananda. Personalmente preferisco Vivekananda che alla domanda: “come deve essere un Maestro affinché noi capiamo che lui è tale?” – ha risposto con la chiarezza che gli è specifica e che non può lasciare spazio ad interpretazioni. Ecco di seguito le parole di Vivekananda, questo colosso della spiritualità, che ha insegnato parimenti in Oriente e in Occidente:  “Una condizione necessaria per essere un maestro è essere pieno di purezza. Ci chiediamo spesso: “Perché preoccuparci del carattere e della personalità del maestro? Dobbiamo giudicare solo quello che egli ha detto e ci ha rivelato”. Ciò è falso; se un essere umano desidera istruirmi su problemi legati alla meccanica o alla chimica etc., allora egli può essere qualunque cosa desideri, moralmente parlando, perché le scienze fisiche implicano prima di tutto qualità intellettuali. Però, dall’inizio alla fine del progresso nelle scienze spirituali, è impossibile che appaia qualunque sorta di luce spirituale in un’anima impura. La condizione sine qua non per conoscere Dio è la purezza del cuore. Una visione di Dio o la percezione di ciò che si trova oltre le apparenze non si ottiene mai prima della purificazione dell’anima. “Beati i puri di cuore perché vedranno Dio”. In quest’unica frase è condensato l’insegnamento essenziale di tutte le religioni. Se avete compreso questo, conoscete tutto ciò che è stato detto in passato e tutto ciò che sarà detto in futuro, non avete più bisogno di cercare da un’altra parte perché avete tutto ciò che è necessario in quest’unica frase; tale frase riesce a fare quello che non riescono a fare tutte le scritture messe insieme. Così, per quel che riguarda il maestro spirituale, dovremmo prima vedere se egli è ciò che dice di essere. Egli deve essere perfettamente puro. Soltanto allora le sue parole sono valide perché egli è il vero “trasmettitore”, la vera “antenna divina” tramite la quale Dio può rivelarsi in maniera non distorta. Che cosa potrebbe mai trasmetterci se non detenesse il potere spirituale e la purezza in sé? Affinché egli possa trasmettere al discepolo, tramite la risonanza, la vibrazione della spiritualità, questa vibrazione deve essere fermamente stabilizzata nella sua coscienza. In realtà, il ruolo dell’insegnante è quello di trasmettere qualcosa e non solo di stimolare le facoltà intellettuali o di qualunque altro tipo del suo allievo. Qualcosa di reale e profondo viene trasmesso dal maestro al discepolo: Shakti. Per questo motivo, il maestro deve essere puro, in quanto la trasmissione è realizzata solo al di fuori di qualunque motivo egoistico: profitto, gloria, fama, etc. Lo Spirito Santo può essere trasmesso soltanto attraverso l’amore. Qualunque motivo egoistico allontana l’amore. Dio è amore; soltanto colui che conosce Dio come amore può insegnare agli uomini che cosa siano la santità, la fede e Dio. Quando trovate tutte queste cose riunite nel vostro maestro, siete al sicuro; altrimenti, se non le trovate, non è prudente seguire il suo insegnamento, in quanto egli non potrà riversare la santità nei vostri cuori, e correte il grande rischio che riversi dentro di voi solo perversione. Non possiamo imparare ad amare, a comprendere e ad assimilare le verità della via spirituale in qualunque posto e da chiunque”.  (Swami Vivekananda) In conclusione, possiamo dire che è molto importante, di vitale importanza, il fatto di imparare a fare le scelte giuste se desideriamo che i nostri sforzi siano alla fine coronati dal successo e per fare questo è essenziale che sviluppiamo una spiccata capacità di discernere tra il falso e il vero. Dobbiamo altrettanto essere coscienti del fatto che quando operiamo una scelta sbagliata, generalmente pensiamo di essere nel giusto, sopratutto se la scelta l’abbiamo presa troppo facilmente. E’ utile altrettanto ricordare, quando abbiamo difficoltà nel prendere una decisione, le famose parole di un grande personaggio:   “le grandi verità sono semplici, però arriviamo ad esse solo dopo che ci nutriamo di essenze”.
 Professore di yoga Virgil Catalin Calin

L’energia del perdono

A chi non è mai successo di soffrire e di attribuire a un altro essere la causa di tale sofferenza? A chi non è mai successo di etichettare come “imperdonabili” certi comportamenti altrui? E magari anche di covare un vero e proprio sentimento di vendetta e di rivincita. Succede soprattutto in amore, quando si è particolarmente sensibili e vulnerabili proprio perché, innamorati, ci si abbandona totalmente all’altro. Questa vulnerabilità, sintomo della mancanza di distacco e lucidità, espone maggiormente alla sofferenza e induce anche a provocarla nel partner. 
A questo punto è d’obbligo chiarire e assimilare il fatto che la sofferenza di cui attribuiamo la colpa ad altri non è altro che il risultato dell’incapacità tutta nostra di essere distaccati. “Distaccato” non significa “freddo”, “indifferente” o addirittura “menefreghista” come spesso si tende a credere ma significa vivere pienamente la vita e quello che ha da offrirci senza però essere dipendenti emotivamente da un’altra persona o da una qualsiasi circostanza esterna come la carriera, il denaro, l’affermazione sociale, ecc. Chi è veramente distaccato non si identifica esclusivamente e con attaccamento con il rapporto di coppia, è capace di osservarsi dall’esterno e contemporaneamente di interiorizzarsi per realizzare di essere qualcosa di più e che va oltre. E’ capace di godere fino in fondo delle gioie che l’amore dona ma è anche spiritualmente maturo tanto da comprendere che qualsiasi sofferenza dovesse sopraggiungere, è una lezione da imparare, una prova da superare per evolvere. Sa perfettamente che non gli viene mai posto sulle spalle un peso superiore a quello che può sostenere e vede la persona che in qualche modo “provoca” la sua sofferenza, non come un nemico, ma come lo strumento che gli sta dando, anche se incosapevolmente, la possibilità di migliorare ed evolvere. Ma cosa fare se non abbiamo raggiunto un tale stato di distacco? Cosa fare quando ci sentiamo irrimediabilmente feriti? Intanto allontaniamo l’idea dell’irrimediabilità e poi mettiamo in moto nel nostro essere l’energia sottile divina del perdono. Se non sentiamo in modo spontaneo questa energia in noi ma ardentemente desideriamo risvegliarla perché consapevoli che ci permette di essere persone migliori, esiste un semplice ed efficace metodo a cui possiamo ricorrere. Prima di procedere è fondamentale consacrare a Dio i frutti di questa “azione di perdono” che siamo intenzionati a compiere e Lo imploriamo umilmente di riversare su di noi e risvegliare in noi l’energia sottile del perdono. Di seguito procediamo in questo modo: ci posizioniamo in piedi,  in direzione del sorgere del sole e, bene interiorizzati, ripetiamo mentalmente per sette volte questa semplice ma al contempo potente preghiera: “Signore Dio, padre celeste, ti imploro umilmente di riversare nel mio essere la tua energia divina del perdono. Ti imploro di aiutarmi a perdonare totalmente e incondizionatamente tutti coloro che hanno sbagliato nei miei confronti, sia volontariamente, sia involontariamente. Ti ringrazio per aver ascoltato la mia preghiera, aiutami. Amen”. Se rimaniamo aperti, interiorizzati, abbandonati, se facciamo cadere qualsiasi forma di pregiudizio, sentiremo al termine di ogni ripetizione un’energia che dall’alto entra in noi attraverso la cima della testa e prosegue verso il basso inondandoci letteralmente, si tratta dell’energia del perdono. A un certo punto noteremo l’affievolimento di tale flusso energetico e allora procederemo con un’altra ripetizione e così via per 7 volte. Dopodiché orientiamo intensamente il pensiero alla persona e alle azioni che ha compiuto e che vogliamo perdonare. E riconosceremo chiaramente che proprio in quel momento l’energia divina del perdono entra in azione portando con sé uno stato di sollievo e purificazione interiore, il ché testimonia il successo della tecnica. Altro segno caratteristico dell’efficacia della tecnica è lo stato di distacco completo rispetto al dolore e anche rispetto a chi e a ciò ha “provocato” detto dolore. Segno invece di un eventuale insuccesso è la persistenza di strane tendenze e di uno stato interiore ancora negativo e agitato. In questo caso non dobbiamo fare altro che perseverare e ripetere più volte l’intero procedimento, senza frustrazione e consapevoli del fatto che alla fine comunque riusciremo nell’intento e arriveremo a vivere quello stato di distacco completo descritto. A questo punto, se vogliamo, possiamo approfondire l’esperienza e  proseguire nel modo seguente: rimanendo sempre interiorizzati, cerchiamo di entrare il più possibile nei panni della persona che ci ha feriti, dobbiamo in un certo senso “sentirci” lui o lei, lasciando fuori giudizi e pregiudizi personali e ci chiediamo: “cosa avrei fatto io al suo posto? Come avrei agito se mi fossi trovato nella stessa situazione?” Rispondiamo a questa domanda con tutta la lucidità, il distacco e l’obiettività di cui siamo capaci. Dopodiché visualizziamo e analizziamo la persona in questione all’interno di un contesto diverso da quello “incriminato”. Sfruttiamo l’immaginazione creativa di cui siamo dotati per inserire la persona in tutt’altro quadro. Possiamo immaginarla bambina, possiamo rievocare un momento particolarmente positivo e piacevole vissuto con lui o lei, mettendo bene a fuoco ogni dettaglio. Gli esempi possono essere tanti, l’importante è mettere questa persona sotto una luce diversa, rompendo quell’associazione che ci era diventata automatica e spontanea tra questa persona e il dolore da noi vissuto. Terminato il tempo di tale visualizzazione rimaniamo a occhi chiusi, interiorizzati e raccolti, ci apriamo il più possibile a livello affettivo e chiediamo con aspirazione a Dio Padre di riempire il nostro cuore e la nostra anima della sua infinita compassione. E infine sentiremo risvegliato e amplificato in noi quello stato di distacco già descritto. Cerchiamo di riconoscerlo, di assimilarlo e cristallizzarlo bene nel nostro essere in modo da poterlo rievocare più facilmente quando ne sentiremo la necessità. E durante le ore successive, nel compiere le azioni quotidiane di sempre, cerchiamo di essere coscienti di come quello stato ci stia sostenendo e notiamo le differenze in positivo che questo comporta. E’ importante coltivare l’energia del perdono ed entrare in risonanza con essa perché funziona esattamente come tutti gli altri tipi di energie: come l’amore attira l’amore, la gioia attira la gioia, così il perdono attira il perdono. Molti credono che perdonare equivalga semplicemente a dimenticare o ad accettare passivamente qualcosa che riteniamo ci abbia ferito ma questo è troppo riduttivo e semplicistico: il perdono richiede in realtà da parte nostra un ruolo attivo di lucida e distaccata analisi del dolore provato e della situazione. Questo passaggio è una tappa obbligata se vogliamo sanare appieno e definitivamente la ferita e dissolvere quella pena e quella frustrazione che ci accompagna finché non ci pacifichiamo attraverso il perdono. La grazia che ne scaturisce si riversa non solo su chi compie l’atto del perdono ma anche sulla persona perdonata liberandola dal senso di colpa e dall’amarezza, lo illumina di una luce nuova e positiva che non è più quella negativa del giudizio. Il giudizio “chiude” l’anima, il perdono la libera e la “espande” armoniosamente. Possiamo ripetere questo processo più volte e con persone diverse, ogni volta che ne sentiamo il bisogno e noteremo che man mano ci risulterà sempre più facile perdonare e ci sentiremo sempre più leggeri e armoniosi.
da AmoYoga.it

Le 7 tappe dell’evoluzione individuale

La terza tappa riguarda la ricerca del maggior numero possibile di metodi efficaci per il risveglio spirituale. Tale ricerca, seppur piena di aspirazione, è solitamente febbrile e caotica e può condurre verso una pratica spirituale disordinata dove l’aspirante mescola innumerevoli pratiche, terapie, letture, arti marziali ecc. non sempre valide. Alcuni aspiranti si stabilizzano erroneamente in questo stadio di semi-dotto limitato, credendo di aver trovato “la Via” e sprofondando a tutti gli effetti in una stagnazione; altri però riescono a scovare una via spirituale autentica e la possibilità di seguitare il percorso di crescita intrapreso.  QUARTA TAPPA La quarta tappa consiste nell’abbracciare con maggiore coscienza e aspirazione una via spirituale autentica. In questo stadio l’aspirante si confronta con le difficoltà che impediscono la vera conoscenza e impara a superarle. Le tecniche e le metodologie che gli vengono messe a disposizione variano in base alla via scelta e alle sue caratteristiche, e possono modificarsi a seguito della sua crescita spirituale. Questa tappa si prolunga e si mantiene viva anche nelle tappe che seguono.  QUINTA TAPPA La quinta tappa riguarda la stabilizzazione emozionale e la pace interiore. Questo processo consiste nella diminuzione dell’agitazione mentale, conquistata grazie alla dissoluzione degli ostacoli che si interpongono nel nostro cammino. Mantenere costante tale condizione di pace profonda è assolutamente necessario per immergersi nelle tappe che seguiranno. Tale stadio è solitamente accompagnato dalla comprensione profonda della natura reale e di quella mentale. In questa tappa si amplifica considerevolmente la capacità di amare. SESTA TAPPA La sesta tappa consiste nel raggiungimento della non dualità. Fin qui l’essere ha potuto assaporare numerose esperienze spirituali come la percezione di vibrazioni energetiche, la visione interiore di luci, colori, forme, l’audizione interiore di suoni, manifestazioni parapsicologiche e persino la rievocazione di vite precedenti. Grazie alla guida del maestro spirituale l’essere arriverà a comprendere (sia mentalmente che nel vissuto interiore) che tutti questi fenomeni sono illusori come i sogni e come in generale l’intero universo fisico. Infatti in tutte queste esperienze esiste ancora l’illusione della separazione tra il soggetto e l’oggetto. La dissoluzione di tale illusione condurrà l’essere a vissuti superiori. Dallo stadio iniziale di non conoscenza dualistica si passa alla vera Conoscenza Divina non duale. LA SETTIMA TAPPA La Settima e ultima tappa riguarda la liberazione spirituale. A differenza della tappa precedente in cui lo stato ultimo era percepito come alcune folgorazioni illuminanti, ora la presenza e la fusione con Dio sono instaurate definitivamente e costantemente. La dualità è ora completamente superata e l’essere scopre meravigliato che l’amore puro e la Conoscenza ultima pervadono il suo corpo senza però limitarsi ad esso. L’adepto realizza che lo stato che vive è lo stato primordiale, rimasto nascosto nel suo essere fino ad allora a causa dell’ignoranza.
da:AmoYoga.it