mercoledì, ottobre 08, 2014


Il Bà’al Shem Tov amava dire che per ogni domanda esiste una risposta, e che per ogni risposta c’è un’altra domanda ancora.
Siccome passiamo dal timore alla gioia, noi dobbiamo ricordare che in ogni istante noi acquisiamo un livello più alto di energia, ma dobbiamo anche capire che un livello superiore di energia ci sfugge. E’ come salire su una scala.
Quando lo Tzèmach Tzèdek, il terzo Rebbe di Chabad, era un bambino, stava salendo su una scala insieme ad altri bambini. Ognuno di essi salì fino a metà, mentre egli arrivò fino in cima.
Poco dopo, suo nonno, Rabbi Schneur Zalman di Liadi, che stava guardando dalla finestra, gli chiese: “Perché tu non hai avuto paura di salire fino in cima, mentre i tuoi amici si sono arresi?”.
Lo Tzèmach Tzèdek rispose: “Semplice. Non ho mai guardato giù. Io ho solo guardato in alto, e il fatto di essere in basso mi ha motivato a salire più in alto”.
Il problema è dove noi volgiamo lo sguardo. La differenza fra gli esseri umani e gli animali è che, generalmente, gli animali camminano a quattro zampe, e non guardano mai il cielo. Gli esseri umani camminano eretti, e ciò significa che le loro teste sono in alto, ed essi possono guardare verso il cielo. Dice il profeta Isaia: “Alza gli occhi al Cielo, e mira Colui che ha creato ogni cosa” (Isaia 40,26).
Il fatto che noi possiamo guardare in alto, ci spinge continuamente ad innalzarci per trascendere la nostra umile condizione.
In questo periodo di feste, noi acquisiamo tutti i mezzi che ci occorrono per l’intero anno. Sta a noi utilizzarli. Il nostro rapporto con D-o non è fuori dalla nostra portata: Il nostro rapporto con D-o è una collaborazione, una strada a doppio senso, e questo è un grande motivo per celebrare.
Che noi tutti possiamo trascorrere una luminosa, profonda ed edificante festa di Sukkot.
Per gentile concessione di Rav Simon Jacobson, dal suo libro “60 Days: A Spiritual Guide to the High Holidays” ©Copyright The Meaningful Life Center, 2013. Tutti i diritti riservati