venerdì, gennaio 28, 2011

Franco Battiato - L'ombra della luce


«Difendimi dalle forze contrarie,
la notte, nel sonno, quando non sono cosciente,
quando il mio percorso, si fa incerto.
E non abbandonarmi mai…
Non mi abbandonare mai!
Riportami nelle zone piu’ alte
in uno dei tuoi regni di quiete:
E’ tempo di lasciare questo ciclo di vite.
E non mi abbandonare mai…
Non mi abbandonare mai!
Perche’ le gioie del piu’ profondo affetto
o dei piu’ lievi anditi del cuore
sono solo l’ombra della luce.
Ricordami, come sono infelice,
lontano dalle tue leggi;
come non sprecare il tempo che mi rimane.
E non abbandonarmi mai…
Non mi abbandonare mai!
Perche’ la pace che ho sentito in certi monasteri,
o la vibrante intesa di tutti i sensi in festa,
sono solo l’ombra della luce»
(Franco Battiato).

lunedì, gennaio 17, 2011

Voler bene non significa Amare - differenze tra Amare e voler bene

Amare è essere amore …

Amare è essere Amore, integralmente.

Amare è completa percezione dell’unità della mente: piena consapevolezza che ogni percezione è la mente che percepisce se stessa.

Amare è consapevolezza che il mondo percepito è interiore, perché accade nella mente. La fantasia che il mondo “esteriore” è veramente tale è una patologia del non Essere Amore.

Amare è piena consapevolezza dell’unità della Totalità. L’Amore è veritiero e non può esserci al cospetto di falsa percezione, esperienza di divisione. L’unità è sempre, percepire la (presunta) separazione significa celarsi l’Amore. Quando c’è Amore non c’è chi Ama qualcosa o qualcuno, c’è solamente Amore, piena consapevolezza dell’Uno Totale.

Amare è piena consapevolezza che il prossimo è parte di se stessi. Ciò che percepiamo e definiamo il prossimo appare in noi stessi (individuo). Il prossimo (altro processo individuale) fa parte di Se stessi Totalità e scaturisce da Se Stessi Realtà.

Amare non è solo piena consapevolezza che il conosciuto è uno con il conoscitore. Essere Amore è eguaglianza del conosciuto e del conoscitore.

Amare è compiuta conoscenza di se stessi: integrale conoscenza del sé di sé.

Amare è pura Conoscenza di essere esente da pensieri[1].

Amare è Equilibrio, non equilibrismo.

Amare è Pace della pura percezione di essere. I conflitti sono segnali di mancanza di Amore.

Amare è totale difetto di emozioni diverse dall’Amore.

Amare è assenza di sforzo.

Amare è la forza dei Forti, la forza è l’arma dei deboli.

Amare è la Forza della Pace: dove c’è Amore non c’è bisogno di forze di pace.

Amare è consapevolezza che in Realtà nessuno nasce e nessuno muore. È consapevolezza dell’illusorietà della vita temporale e della Realtà di Quella Eterna. Chi Ama costantemente ha sconfitto la morte, consapevole che la Reale Identità Sussiste Immortale.

L’Amore È la risposta prima al puro percepirsi: Essere Amore è percepirsi integralmente senza immaginarsi.

L’Amore è vero, non pio.

Amare è Verità. Nell’essere Amore la mente scopre la Verità oltre ogni parola.

L’Amore è la base di tutte le emozioni e nemmeno le più nocive possono alcunché all’Amore. Impediscono all’Amore di illuminare la vita, ma non possono esserci senza le Sue fondamenta.

L’Amare implica il Discernere il Reale (Reale Identità) dall’irReale (Manifestazione). Percepire l’universo come (se fosse) Reale impedisce di Amare.

L’Amare è contraddistinto dalla consapevolezza di essere (lui stesso) un’illusione e che soltanto la sua Origine (Reale Identità) è Reale.

L’Amore è uno: c’è soltanto una forma di Amore.

L’Amore è la forma in cui appare ogni altra forma.

L’Amare esclude l’identificazione con il finito e l’ignoranza riguardo all’Infinito.

Amare significa percepire il mondo nella sua sostanza, profondamente: come parte di sé individuo e di Sé Totalità e come emanazione di Sé Realtà.

Amare è affrancamento da proiezioni e pregiudizi: le constatazioni dell’Essere Amore sono le più obbiettive.

Amare è libertà dall’inquinamento emotivo – concettuale collettivo. Essere Amore è la condizione base per essere un vero libero pensatore, libero di pensare affrancato da tutto.

Amare è totale assenza di paure. I timori non trovano spazio nel regno dell’Amore. La paura è l’opposto dell’Amare. Le paure indicano che c’è identificazione con il corpo fisico, massima forma di finito. L’Amore è invece piena consapevolezza riguardo all’Infinito.

L’Amare non conosce attaccamento: consapevole della Realtà non può essere in alcun modo scosso dall’irReale.

Amare significa essere guaritore dell’umanità intera senza immaginarsi salvatore: medicare il prossimo con l’Amore è una spontanea espressione dell’Amare.

L’Amare stimola automaticamente (anche senza proferir parola) il prossimo a volgersi verso l’Origine per permearsi interamente di Amore e scoprire che in Realtà La è (non come individuo, come Realtà).

L’Amare reindirizza il cercare da dove non c’è nulla da trovare (presunto mondo “esteriore”) a dove si è Amore (inizio della percezione di sé). Quando si ricerca adeguatamente, si trova l’Amore anche nel mondo (ma non nel modo) in cui prima si cercava senza trovarlo, perché immaginando che si trattasse di un mondo veramente esteriore, si impediva all’Amore di convertirlo integralmente.

L’Amore non può illuminare subito la stanza le cui finestre sono chiuse, ma (dalla porta dell’attimo presente) entra in ogni stanza e prima o poi vi sboccia Luce.

Il linguaggio dell’Amore è uno e in potenza compiutamente comprensibile a tutti. Non tutti vogliono però udirlo, trincerati nel loro ricercare Amore in modo errato, nella sofferenza, nell’autocommiserazione, nell’autopunizione, nel conflitto…, magari dedicandosi pene d’inferno perché immaginano di non meritare il Paradiso o perché fantasticano che si tratta della via verso il Paradiso.

Essere Amore è Essere il Paradiso. Non esserLo è saliscendere continuamente tra inferno e purgatorio.

Il messaggio dell’Amore è comprensibile da tutti i cuori aperti a farlo proprio. L’intelletto rigido e il cuore duro sono zone d’ombra destinate a rimanere analfabete del linguaggio dell’Amore.

Il linguaggio dell’Amare è universale, non solo mondiale, ma rarissimi Lo esprimono, essendoLo. L’analfabetismo verbale è praticamente nullo rispetto all’ignorare il linguaggio dell’Amore. Rarissime le zone franche, le menti che sono integralmente Amore.

Vedere il mondo nella Luce dell’Amore è Naturale. L’Amore è la sostanza dell’universo, ma raramente il mondo è percepito come Amore. Percepirlo così può sembrare addirittura un evento eccezionale. Lo è perché raro, non perché innaturale o sovrannaturale.

L’Amore è la risorsa mondiale numero uno. Senza Questo Capitale non ci sarebbe il mondo. L’Amore è una ricchezza inestinguibile, ma rari trivellano abbastanza a fondo il sé per farLo emergere e irrorare il sé. Ignari del Capitale in loro, per accumulare averi stimolano conflitti, malvagità, odio, rancore, invidia, miseria… Miserabili, potrebbero scoprire di essere (in Verità) la Totalità e invece si dannano per avere qualcosa, che anche se può sembrare tantissimo è irrisoria cosa rispetto al Tutto.

La ragione primaria della povertà del e nel mondo è l’indigenza di Amore. Il mondo potrebbe essere compiutamente Amore, “basterebbe” che l’umanità cercasse la sua Ricchezza nel modo giusto. La Ricchezza dell’Amore stimola ulteriore Ricchezza. La ricchezza che crea miseria è invece miserabile come quelli che la creano e possiedono.

Trasformarsi nel Regno dei Cieli in terra è il modo migliore per contribuire alla realizzazione di un mondo dove Regna l’Amore.

Cambiate mente, poiché è vicino il regno dei cieli.[2]

Giovanni il Battista

Cambiate mente, il Regno è più che vicino. È proprio qui, ora. Togliete i veli dell’immaginazione e Lo scoprirete, Lo sarete.

Parole di un figlio che si è Riconosciuto Padre

[tratto da www.andreapangos.it/amare_amore_essere_amore.html]

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sabato, gennaio 15, 2011

Adam Kadmon Haarp:Morie di Massa (13.1.11 Mistero - Italia 1)

Ankh: la chiave della vita?


La croce ansata, ovvero il segno Ankh, è considerato per antonomasia il simbolo della vita. Questo onnipresente archetipo, che si presenta come una T sormontata da un ovale, ha una sorte simile allo Djed, nel senso che il suo vero significato è ancora – a dir poco – incerto. Soffio vitale, chiave della vita (?!), legaccio, sandalo, nodo magico… nelle raffigurazioni è spesso tenuto in mano dagli dèi o dal Faraone, che lo impugnano nel cavo dell’ovale; talvolta, addirittura, viene imbracciato all’altezza del gomito, con il braccio piegato, proprio come si fa con una borsetta da donna. Tenendolo per il manico e avvicinando l’ovale al naso della persona raffigurata, un dio, il Faraone, o il Sommo Sacerdote, potevano infondere la vita a questa.

La scena che riproduce il rito dell'apertura della bocca, presente in ogni tomba egizia, ha immortalato nei millenni ciò che veniva veramente fatto alla mummia prima della chiusura del sarcofago, tenendo questo in posizione verticale, con il feretro in piedi.

Che cosa aveva ispirato gli Egizi a disegnare l'Ankh? Generalmente i geroglifici hanno un significato omofono o sono indicativi, così da formare una forma di scrittura simile ai rebus; secondo a quale è vicino, un "segno sacro" poteva avere diversi significati, nella scrittura. Ma quando un segno sembra essere un oggetto, come in questo caso, viene da chiedersi che cosa maledizione è, o meglio era!

Andiamo per gradi: era usato dagli dèi. Lo si può osservare in mano a qualunque di loro... eccetto Osiride. Dunque, essendo morto, non poteva essere il soggetto che dà la vita, ma l'oggetto che la riceveva; impugnava invece, benché fasciato nelle bende di lino, il bastone pastorale e il flagello (i simboli della regalità). Concentriamoci ora sulla peculiarità di Osiride: si tratta dell'unico dio che muore, o per lo meno la cui morte viene raccontata con dovizia di particolari. E che dopo la morte rinasce alla vita eterna. Inoltre è interessante che la sua sposa Iside abbia concepito il figlio Horus "miracolosamente", destinandolo a regnare sull'Egitto al posto del padre, per riunirsi a lui formando un'Unità, dopo che Osiride era già morto. Ci sono molte analogie con Gesù.

Osiride e Gesù

Papiro di Nu

Nel Libro dei Morti del Papiro di Nu, conservato al British Museum di Londra, è citato: “Io sono il vostro Signore. Venite a prendere posto tra le mie file. Io sono il figlio del vostro Signore e voi mi appartenete per mezzo del Padre Divino che vi ha creato. Io sono il Signore della Vita.” Gesù pronuncerà parole quasi identiche 22 secoli dopo…

La morte di Osiride, avvolta nella leggenda, è raccontata con diverse versioni: talvolta viene rinchiuso vivo in una cassa e gettato nel Nilo, dove affogherà (in questo caso la cassa andrà a finire su di un albero di sicomoro[1], che poi – crescendo – la ingloberà); un’altra versione lo vuole smembrato dal fratello Set, che disperderà i pezzi in giro per l’Egitto (che poi Iside cerca per anni e rimette insieme, meno uno, il fallo). Esiste inoltre una versione più “ufficiale” delle altre, e per questo merita una spiegazione più particolareggiata: Osiride viene crocifisso a un albero di sicomoro, sul cui tronco era stata fissata orizzontalmente un’asse. Gli furono legate le mani e i piedi… su di un patibolo a forma di Tau, la croce.

Testi delle piramidi (Pepi II)

Nella piramide di Pepi II[2] c’è la seguente scritta: “Omaggio a te sicomoro gran patibolo, compagno del Dio. Il tuo petto tocca la spalla di Osiride.”

Papiro di Ani

Nel papiro di Ani[3], al capitolo 77, si legge quest’altra frase: “Io sono venuto e ho tolto questa cosa oltraggiosa che era su Osiride. Ho posto la corona Atef al posto della corona Ureret. Ho alleviato il dolore, ho sostenuto il supporto dei suoi piedi.” Sempre su questo papiro, si parla di Osiride come “Signore Santo”, e “Signore di Giustizia”.

Altre fonti

Altre fonti, come il papiro di Hunefer[4], e i testi della piramide di Unas, parlano di un’ultima cena durante la quale Osiride divide pane e carne consacrati nel suo nome. Osiride, dopo l’ultima cena, è consapevole che sta per subire la passione che lo porterà alla morte; sa di aver compiuto tutte le opere della sua vita, e sa che la sua ora è giunta. Ma all’ultimo momento viene preso da timore e sconforto e confessa di aver paura di “avviarsi verso le tenebre”. Molte analogie con Gesù, come si può evitare di notarle? E poi ce sono altre, anch’esse piuttosto sconcertanti:

1- la croce Ankh. A guardarla bene, è presumibilmente la forma stilizzata di un albero con un’asse orizzontale a formare un patibolo a forma di croce… dove il fogliame consiste nell’ovale (come un albero disegnato da un bambino) sopra al Tau formato dal tronco e dall’asse. Insomma è il simbolo religioso per eccellenza, come oggi la croce. L’archetipo del patibolo. Il simbolo della resurrezione e della vita eterna. Da qui il significato simbolico di soffio vitale e le formule pronunciate dal Gran Sacerdote durante il rito di apertura della bocca: “Tu parlerai di nuovo, tu respirerai di nuovo…”

2-il bastone pastorale, che era usato anche da Gesù, che pure si definiva Pastore di anime…

Sapevano bene che ci sarebbe stato il giudizio di Osiride, dal quale dipendeva il futuro nell’aldilà o la fine definitiva. Per questo, durante la psicostasia[5], il defunto doveva dimostrare di meritare di vivere per sempre.

In un concetto misto – e mistico – che non è stato ancora mai capito razionalmente, l’Essere Umano era l’insieme di cinque elementi: il corpo, l’energia vitale, l’energia spirituale (akh), l’anima (ba), il corpo astrale o doppio (ka). Con la morte fisica, venivano a mancare i primi due, mentre i rimanenti tre si dividevano: il ka, essendo l’energia sottile più strettamente legata all’aspetto fisico, ai ricordi e al nome, era l’unico che andava e veniva dalla dimora dell’eternità, che noi chiamiamo tomba. Da qui aspettava il momento di riunirsi con un altro corpo e la relativa energia vitale. L’attesa poteva essere breve o lunghissima… ma in uno stato di essere in cui il tempo è solo una dimensione diversa, l’eternità, senza un “orologio” di riferimento, equivale a un attimo.

Gli antichi Egizi credevano che prima di rientrare in un altro corpo, potessero passare anche 3000 anni. Probabilmente questo fu uno dei motivi che li indusse a voler preservare il corpo del defunto più a lungo possibile. Almeno teoricamente, questo avrebbe potuto essere un modo per preservare il DNA, per un’eventuale futura clonazione che permettesse di riunire i cinque elementi.


[1] Albero con il cui legno in Egitto si fabbricavano i sarcofagi.

[2] Faraone del Primo regno intermedio, tra la VI e la VII dinastia; ebbe un lunghissimo regno di 94 anni, prima della rapida disintegrazione dell’antico regno menfitico. La data del regno è incerta, ma si pone tra il 2200 ed il 2050 a.C.

[3] Esposto al British Museum di Londra.

[4] Esposto al British Museum di Londra.

di pesatura dell’anima durante il giudizio di Osiride.

http://www.misteria.org/

giovedì, gennaio 13, 2011

La sacralità del linguaggio e della comunicazione


Il nostro linguaggio verbale è formato da parole; le parole sono una combinazione di suoni. Il suono è una vibrazione provocata da un impulso che proviene da un centro nel nostro cervello, che a sua volta vibra in risposta ad un messaggio che "scende" dalla mente e a volte dall'anima.
Il suono è potere creativo. La Bibbia e tutti i testi sacri delle varie religioni mondiali dichiarano che tutto venne (e viene) creato dal potere del suono e della parola, dall'atomo all'universo.
Questo è uno dei più grandi, o forse il più grande mistero riguardante l'origine del mondo e degli esseri viventi. Nonostante sia così difficile da comprendere, gli studiosi e gli osservatori hanno già potuto notare gli effetti pratici che le parole e il linguaggio provocano in ogni campo, in ogni situazione. La parola è la manifestazione del pensiero.
Sul piano mentale, il pensiero può creare (idee, progetti) o distruggere (denigrare, insultare, frantumare idee e credenze). Sul piano emotivo, il pensiero ha la facoltà di muovere, agitare, suscitare o calmare i più diversi tipi di emozioni, simpatia, attrazione, gelosia, vendetta, invidia, aspirazione. Come il vento, il pensiero e la parola agiscono sul mare delle emozioni e possono scatenare tempeste oppure possono creare un meraviglioso stato di pace e di bellezza. Le emozioni, a loro volta, guidate dal pensiero, scendono sul piano concreto dell'azione e danno origine a tutti i fatti, locali e mondiali, che avvengono tutti i giorni sotto i nostri occhi.
Il linguaggio e la comunicazione non sono dunque sacri strumenti, donatici dagli "dei", per creare bellezza e armonia e far evolvere tutti gli esseri?
Col nostro libero arbitrio, noi possiamo usare questi strumenti verso fini tra loro diametralmente opposti.
Come il cibo è il nutrimento del nostro corpo, così le parole e i pensieri-emozioni che esse comunicano sono il nutrimento dei nostri corpi sottili (emotivo e mentale). Quindi per raggiungere e mantenere l'ARMONIA e il benessere, all'interno di noi stessi e nei nostri rapporti con gli altri, è IMPORTANTE fare attenzione a ciò che "immettiamo" nelle nostre menti e nelle menti di chi vive attorno a noi.
Pensiamo all'enorme responsabilità di ognuno di noi e a quella ancora più grande degli insegnanti, dei politici, degli intellettuali e dei mezzi di comunicazione di massa.
Se ogni individuo ed ogni gruppo riflettessero su tale enorme opportunità di migliorare l'ambiente in cui viviamo, l'evoluzione umana procederebbe con un ritmo accelerato verso una vita veramente NUOVA

Non v'è dubbio che l'accelerazione del progresso tecnologico abbia portato maggior benessere materiale e opportunità di crescita e di sviluppo nel tessuto sociale, modificando radicalmente il modo di adoperare il linguaggio sia nei rapporti fra individui, sia fra questi ultimi e le Istituzioni.
L'uomo ha oggi a disposizione potenti strumenti che, se usati con responsabilità, saggezza e sensatezza, e la giusta visione delle cose, potrebbero permettergli di raggiungere le alte vette dell'evoluzione e qui incontrarsi con la propria Coscienza Superiore.
Purtroppo però, nella maggior parte dei casi, la parola e la comunicazione sono utilizzate in modo molto superficiale e, soprattutto, scevro di sacralità. Le nefande e disastrose conseguenze le abbiamo davanti agli occhi, tutti i giorni.
Le parole errate vanno sicuramente a produrre forme-pensiero nocive e distruttive non solo intorno all'individuo che le pronuncia, ma si propagano anche nello spazio. Non rendendosi conto di ciò, l'uomo incessantemente e irresponsabilmente costruisce intorno a sé una molteplicità di forme la cui qualità è in relazione al pensiero e al linguaggio.
Attualmente i mezzi di comunicazione, così come il linguaggio in generale, sono gravidi di termini per lo più dissacranti, polemici, irriguardosi, menzogneri, calunniosi e demagogici, con ineluttabili effetti devastanti per la collettività. Una costante minaccia per l'instaurazione dei giusti e corretti rapporti umani. Non è un caso la crescita a dismisura del sottobosco culturale che ha confinato le masse in uno stato di inammissibile quiescenza.
La parola, quel dono supremo di cui il Creatore ci ha dotati, è stata privata del suo prezioso carico energetico di creatività, che ha sempre posseduto fin dalla sua nascita. Essa, anche scritta, per tale ragione, è diventata un pericoloso "virus", una cellula cancerogena foriera di disarmonie, disunione, separatività, causa di profonde e rovinose lacerazioni nella sfera psichica.
Anziché portare Luce, quindi chiarezza e positività, i mezzi di comunicazione, poiché manipolati da individui fortemente focalizzati verso la personalità, hanno gettato inquietanti ombre in seno alla Fonte della Verità. Hanno aperto la porta alle forze di disgregazione, che, come sanguisughe, si insinuano ovunque ci sia concordia e spirito di fratellanza, con l'intento di fomentare l'odio per indebolire le forze di coesione.
I filosofi di tutti i tempi hanno sempre sostenuto che il linguaggio della comunicazione è il mezzo più elevato che l'uomo ha per esprimere se stesso e l'ambiente circostante.
Scopo della parola è di rivestire il pensiero e metterlo a disposizione degli altri.
Quando comunichiamo portiamo alla luce i nostri pensieri; quindi dopo aver pensato dobbiamo scegliere le parole appropriate ad esprimere il pensiero giusto, consapevoli che il retto pensiero genera la retta parola e la conseguenza sarà la creazione di forme-pensiero positive di aiuto all'umanità e a noi stessi.
In tale ottica, esistono organismi, gruppi e istituzioni che operano in tutti i settori e il cui fine tende all'unione e al bene comune. Essi rappresentano un segno incoraggiante per il futuro del genere umano, in quanto, mossi da intenti altruistici, seguono principi etici. I loro testi, edifici, libri, cerimonie e quant'altro, sono sempre degni di rispetto. Suscitano un alone di sacralità.
Il loro linguaggio, di solito, dipinge di colori suggestivi la Sorgente luminosa dello Spirito Creativo. I loro sforzi favoriscono l'inarrestabile avanzare delle forze innovatrici.
I componenti di questi organismi sono dotati di coraggio, chiara visione, perseveranza e spirito di sacrificio. Si muovono sul terreno delle qualità specifiche dell'Anima e su questo terreno, sono piantati e germogliano i semi della Sacralità. Attorno ad essi gravitano particelle di sostanza mentale superiore con le quali creano un campo magnetico positivo.
Con il loro duro ma costante lavoro contribuiranno sicuramente a scardinare il muro del dissacrante materialismo, permettendo alla Luce di passare attraverso le maglie della rete dell'Illusione, che tiene prigioniera l'Anima, e consentendo, in tal modo, l'avvicinamento di ogni individuo a quel Sacro Centro chiamato Cuore. In questo Centro ognuno troverà la Fiamma ardente quale Fuoco purificatore dei pensieri, quindi delle parole.
Allora, pensieri e parole, purificati da tutte le scorie, sgravati dal pesante fardello che li tiene ancorati nelle fumose e stagnanti sfere del materialismo, metteranno le ali e saranno utilizzati in termini costruttivi e creativi a favore di una più trasparente e veritiera rete di comunicazione.
Quando verrà raggiunto questo elevato punto di Sacralità, la realizzazione del Piano Divino sulla Terra sarà una meta molto più vicina.

Fonte: Associazione Pax Cultura






martedì, gennaio 11, 2011

Parliamo dell'Anima


Il corpo eterico, simbolo dell'Anima

Il grande simbolo dell'anima, nell'essere umano, è il suo corpo eterico o vitale, per le seguenti ragioni:

1. È la controparte fisica del corpo di luce interiore, che chiamiamo corpo dell'anima, corpo spirituale. Nella Bibbia è detto "coppa d'oro" e si distingue:

a. per la sua qualità luminosa;

b. per la frequenza di vibrazione che è sempre sincrona con lo sviluppo dell'anima;

c. per la sua forza di coesione, che unisce e connette ogni parte della struttura fisica.

2. È la "trama microcosmica della vita", poiché compenetra ogni parte della struttura corporea e ha tre scopi:

a. portare in tutto il corpo il principio vitale, l'energia che produce attività. Ciò avviene per mezzo del sangue e il punto centrale per questa distribuzione è il cuore, trasmettitore di vitalità fisica;

b. permettere all'anima, o essere umano eppure spirituale, di essere in rapporto col suo ambiente. Ciò avviene per mezzo dell'intero sistema nervoso e il centro di tale attività è il cervello, sede della ricettività cosciente;

c. produrre infine, per mezzo della vita e della coscienza, un'attività irradiante o manifestazione di gloria, che farà di ciascun essere umano un centro d'attività per la distribuzione di luce e d'energia attrattiva ad altri esseri umani e, attraverso essi, ai regni subumani. Questo fa parte del Piano del Logos planetario per vivificare e rinnovare la vibrazione delle forme che definiamo subumane.

3. Il simbolo microcosmico dell'anima non solo sottostà all'intera struttura fisica, essendo così il simbolo dell'anima mundi o anima universale, ma è indivisibile, coesivo e un'entità unificata, simboleggiante l'unità e l'omogeneità di Dio. In essa non vi sono organismi separati, ma è semplicemente un corpo di forza che fluisce liberamente, la fusione o unificazione di due tipi d'energia, in proporzione diversa, energia dinamica e energia di attrazione o magnetica. Questi due tipi d'energia, forza di volontà e forza d'amore, o di atma e buddhi, caratterizzano pure l'anima universale; è il giuoco di queste due forze sulla materia che attrae al corpo eterico di tutte le forme i necessari atomi fisici e, avendoli così attratti, per mezzo della volontà li spinge a determinate attività.

4. Questo corpo di luce e d'energia, coerente e unificato, è simbolo dell'anima, in quanto ha in sé sette punti focali in cui la condensazione, se così possiamo esprimerci, delle due energie mescolate, s'intensifica. Essi corrispondono ai sette punti focali del sistema solare, in cui il Logos solare focalizza le proprie energie, attraverso i sette Logoi planetari. Di ciò tratteremo in seguito. Il punto da notarsi qui è semplicemente la natura simbolica del corpo eterico o corpo vitale, poiché comprendendo la natura delle energie irradiate e la natura unificata della forma e del funzionamento, si potrà avere un'idea dell'opera dell'anima, il principio intermedio della natura.

5. Si può anche spingere oltre il simbolismo, ricordando che il corpo eterico collega il corpo puramente fisico o corpo denso con il corpo puramente sottile, il corpo astrale o emotivo. In ciò scorgiamo il riflesso dell'anima dell'uomo che collega i tre mondi (corrispondenti agli aspetti, solido, liquido e gassoso del corpo strettamente fisico dell'uomo) ai piani superiori del sistema solare, collegando in tal modo il mentale al buddhico e la mente agli stati di coscienza intuitivi.

Apparizione e progresso dell'Anima

La vita che pulsa nel cuore del sistema solare produce uno sviluppo evolutivo delle energie dell'universo, di cui l'uomo finito non può ancora avere la visione completa. In pari modo, il centro d'energia che chiamiamo l'aspetto spirituale nell'uomo, produce (utilizzando la materia o sostanza) lo sviluppo evolutivo di ciò che chiamiamo anima, la più alta manifestazione della forma, il regno umano. L'uomo è il prodotto più alto dell'esistenza nei tre mondi. Per uomo intendo l'uomo spirituale, figlio di Dio incarnato. Le forme di tutti i regni della natura - umano, animale, vegetale e minerale - contribuiscono a questa manifestazione. L'energia del terzo aspetto della Divinità tende alla rivelazione dell'anima o secondo aspetto, che a sua volta rivela l'aspetto superiore. Si ricordi sempre come questo stesso pensiero è espresso, con molta accuratezza, nella Dottrina Segreta di H. P. Blavatsky: "Noi consideriamo la vita come l'unica forma d'esistenza, manifestantesi in ciò che chiamiamo materia; o ciò che, erratamente separandoli, chiamiamo spirito, anima e materia nell'uomo. La materia è il veicolo per la manifestazione dell'anima su questo piano d'esistenza e l'anima è il veicolo, su un piano più elevato, per la manifestazione dello spirito e questi tre sono una trinità sintetizzata dalla vita che li pervade tutti."Attraverso la materia, l'anima si sviluppa e trova la sua massima espressione nell'anima dell'uomo.

Con il processo creativo, le esistenze vengono in manifestazione, partecipano all'esperienza del loro ciclo particolare, sia esso effimero come la vita di una farfalla o relativamente permanente come la vita animante della divinità planetaria, indi svaniscono. In tal modo i due aspetti interessati, spirito e materia, sono messi in stretto rapporto ed esercitano necessariamente un effetto reciproco. La cosiddetta materia viene energizzata o "elevata", nel senso occulto del termine, dal suo contatto con il cosiddetto spirito. A sua volta lo spirito può accrescere la propria vibrazione per mezzo della sua esperienza nella materia. Dall'unione di questi due aspetti divini ne emerge un terzo, che chiamiamo anima; per mezzo dell'anima lo spirito sviluppa una facoltà di sentire, una consapevolezza cosciente e una capacità di rispondere che rimarranno sue anche quando, col tempo e ciclicamente, avverrà la separazione fra i due aspetti.

Vi sono tre grandi suddivisioni che segnano il progresso dell'anima verso la meta. Con il processo d'Individualizzazione essa perviene alla vera autocoscienza e consapevolezza nei tre mondi della sua esperienza. L'attore del dramma della vita impara a perfezione la parte. Tramite il processo d'Iniziazione l'anima diventa consapevole della natura essenziale della divinità. La partecipazione pienamente conscia al gruppo e l'assorbimento di ciò che è personale e individuale nel Tutto, caratterizzano questo stadio del sentiero dell'evoluzione. Sopravviene infine quel misterioso processo in cui l'anima è talmente assorbita, mediante l'Identificazione, nella Realtà e nella Sintesi supreme, che anche la coscienza di gruppo svanisce (tranne se deliberatamente recuperata per servizio). Allora nulla si conosce all'infuori della Divinità; nessuna separazione di parti, né sintesi minori, né divisioni o differenze.

Si può affermare che, nel corso di questi processi, sulla coscienza dell'uomo che si risveglia agiscono tre correnti di energia:

a. L'energia della materia stessa, che influenza la coscienza dell'uomo spirituale interiore, che usa la forma per esprimersi.

b. L'energia dell'anima, o angelo solare, che si riversa nei veicoli e produce l'energia reciproca nella forma solare.

c. L'energia della vita stessa, frase senza senso per chi non abbia superato la terza iniziazione, poiché neppure le scoperte della scienza moderna danno l'idea della sua vera natura.

Questo è il programma per l'umanità, per ciò che riguarda lo sviluppo della coscienza. L'accento dell'intero processo evolutivo verte in ultima analisi sullo sviluppo di una cosciente, intelligente consapevolezza della vita che anima le forme. Il preciso stato di consapevolezza dipende dall'età dell'anima, anche se questa non ha età temporale, così come l'intende l'umanità. L'anima è senza tempo ed è eterna. Le passa dinanzi il caleidoscopio dei sensi e il dramma ricorrente dell'esistenza fenomenica esterna; ma attraverso tutte queste contingenze di tempo e luogo essa conserva sempre l'atteggiamento dello Spettatore e dell'Osservatore. Guarda e interpreta.

Nei primi stadi, quando la "coscienza Lemure" caratterizza l'uomo fenomenico, l'aspetto frammentario dell'anima che dimora nella forma umana e dà all'uomo quel tanto di coscienza che vi si trova è inerte, rudimentale e non organizzato; è privo di mente, come noi l'intendiamo e si distingue solo per la completa identificazione con la forma fisica e le sue attività. È il periodo delle lente reazioni tamasiche (tamas è una delle tre qualità della sostanza universale e rappresenta la tendenza inerziale, oscurante, condensante; equivale all'elemento terra, n.d.c.) alla sofferenza, alla gioia, al dolore, allo stimolo e alla soddisfazione del desiderio, e al greve impulso subcosciente al miglioramento. Le vite si susseguono e lentamente cresce l'identificazione cosciente, mentre aumenta il desiderio di maggiori appagamenti; l'anima immanente e vivificante è sempre più profondamente nascosta, prigioniera della forma. Tutte le forze della vita sono concentrate nel corpo fisico e i desideri sono di natura fisica; ma al tempo stesso cresce la tendenza a desideri più sottili, evocati dal corpo astrale (piano delle emozioni, n.d.c.).

Gradatamente l'identificazione dell'anima con la forma si sposta dal fisico all'astrale. In questo periodo nulla esiste che si possa chiamare personalità. Vi è solo un corpo fisico vivente e attivo, con i suoi bisogni, desideri, appetiti, accompagnati da un lentissimo ma sempre maggiore spostamento della coscienza dal veicolo fisico a quello astrale. Quando questo trasferimento, col tempo, sia compiuto, la coscienza non è più identificata esclusivamente con il veicolo fisico, ma si accentra nel corpo astrale-emotivo. Allora il fulcro d'attenzione dell'anima, operante nell'uomo in lenta evoluzione, si stabilisce nel mondo del desiderio ed essa s'identifica con un altro apparato di risposta, il corpo astrale o del desiderio. La sua coscienza diventa allora "Atlantidea". I suoi desideri non sono più così vaghi e rudimentali; finora riguardavano gli impulsi o appetiti fondamentali, in primo luogo l'istinto di conservazione, poi l'istinto di riproduzione mediante l'impulso a procreare, infine l'appagamento economico. Questo è lo stadio di consapevolezza del bambino e del selvaggio.

Gradatamente tuttavia si nota una costante, crescente realizzazione interiore del desiderio vero e proprio, mentre scema l'interesse per le soddisfazioni fisiche. La coscienza comincia lentamente a rispondere allo stimolo della mente e alla capacità di discriminare e di scegliere fra diversi desideri; affiora la facoltà di usare il tempo con una certa intelligenza. Piaceri più sottili esercitano il loro richiamo; i desideri si fanno meno rudi e fisici; si fa strada il desiderio di bellezza e un vago senso dei valori estetici. La sua coscienza diviene sempre più astrale-mentale o kamamanasica e la tendenza degli atteggiamenti quotidiani o modi di vivere e del carattere si allargano, sviluppano, migliorano. Sebbene sia ancora prevalentemente preda di desideri irragionevoli, tuttavia il campo delle sue soddisfazioni e degli impulsi sensori è meno spiccatamente animale e più decisamente emotivo. Si riconoscono umori e sentimenti, e compaiono un confuso desiderio di pace e l'impulso a trovare quella cosa vaga chiamata "felicità". Questo periodo corrisponde all'adolescenza e allo stato di coscienza atlantidea. È la condizione odierna delle masse. La maggioranza degli esseri umani sono tuttora Atlantidei, con reazioni e modi di affrontare la vita puramente emotivi. Sono ancora prevalentemente dominati dai desideri egoistici e dai richiami della vita istintiva. L'umanità terrena è ancora nello stadio atlantideo, mentre gli intellettuali, i discepoli e gli aspiranti stanno rapidamente superandolo, perché giunsero all'individuazione sulla catena lunare* e furono gli Atlantidei del passato.

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* Periodo di una catena - Si tenga presente la seguente tabella:

Sette razze-ramo formano......................................

una sottorazza.

Sette sottorazze formano........................................

una razza-radice.

Sette razze-radice formano.....................................

un periodo mondiale.

Sette periodi mondiali formano...............................

una ronda.

Sette ronde formano................................................

il periodo di una catena.

Sette periodi di una catena formano........................

uno schema planetario.

Dieci schemi planetari formano...............................

un sistema solare.

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Nelle persone più evolute il corpo mentale è attivo, specie nella civiltà occidentale. L'energia del raggio mentale comincia ad affluire e lentamente si afferma. Quando ciò avviene, la natura del desiderio viene sottomessa, ciò che consente a quella fisica di essere strumento sempre migliore degli impulsi mentali. La coscienza cerebrale comincia ad organizzarsi e la focalizzazione delle energie si sposta per gradi dai centri inferiori ai superiori. Il genere umano sta sviluppando la "coscienza ariana" e sta per raggiungere la maturità. Negli individui più progrediti inoltre, la personalità è integrata e passa sotto il preciso dominio del suo raggio, che ha una presa sintetica e coerente sui tre corpi e ne determina la fusione in un'unità operante. Successivamente la personalità diviene lo strumento dell'anima che vi dimora.

Coordinamento della Personalità

L'ego si appropria di forme che gli consentono di esprimersi ai vari livelli della manifestazione divina. Queste forme, a tempo debito, diventano incarnazioni della volontà e del proposito dell'Essere divino che vi dimora. Questi è l'anima. Nel corso del ciclo evolutivo si producono tre sviluppi:

1. Le forme d'espressione progrediscono a poco a poco per effetto di:

a. Successive incarnazioni.

b. Impulso e conseguente attività di desiderio.

c. Interpretazione dell'esperienza, sempre più intensa, corretta e appropriata col passare del tempo.

2. Il sé che risiede nella forma, o vi si identifica:

a. Lentamente si fa cosciente e quindi intelligentemente attivo nei tre mondi dell'evoluzione umana.

b. Sposta il centro dell'attenzione successivamente da un corpo all'altro, trasferendosi, in coscienza, in stati sempre più elevati di consapevolezza fino a che il Sentiero della Ricerca diventa il Sentiero del Ritorno, e il desiderio d'identificarsi con la forma cambia in aspirazione all'autoconsapevolezza. Più tardi avviene l'identificazione con il Sé ai suoi livelli di coscienza.

c. Si riorienta e in tal modo occultamente "abbandona ciò che finora desiderava e aspira a ciò che finora non ha visto".

3. L'aspirante attraversa una fase evolutiva intermedia in cui "l'attrazione divina" sostituisce quella dei tre mondi. Essa si suddivide in cinque parti:

a. Un periodo in cui ci si rende conto della dualità e della mancanza di dominio.

b. Un periodo in cui si raggiunge un dominio di sé realizzato mediante:

i. Il decentramento.

ii. La comprensione del compito da svolgere.

iii. L'indagine, da parte dell'Osservatore divino, della natura della forma.

iv. L'espressione del divino praticata con comprensione per mezzo della forma.

c. Un periodo in cui avviene l'allineamento e (mediante comprensione e pratica) la forma è progressivamente subordinata alle esigenze del Sé, con il quale inizia a operare all'unisono.

d. Un periodo in cui le forme, allineate sempre più di frequente, sono:

i. Integrate in una personalità operante e attiva.

ii. Trascinate dal potere della vita dominante e integrata della loro personalità.

iii. Gradualmente dominate dal Sé e fuse in un efficace strumento di servizio al mondo.

iv. Unificate, nell'intento e nel proposito, con l'anima.

e. Un periodo nel quale i raggi della personalità e dell'anima si fondono in un'unica energia, e quello della personalità diventa una qualità e un complemento del raggio dell'anima, consentendole di esprimere il suo proposito nei tre mondi. Così progrediamo, così forma e coscienza, apparenza e qualità vengono riunite e si consegue l'unità divina, ponendo fine alla dualità finora avvertita, che fino a questo momento ha ostacolato l'aspirante.

L'Angelo della Presenza

Si dice che "i pensieri sono cose" e producono effetti tangibili. Si afferma anche che "come un uomo pensa nel suo cuore, tale egli è" e che, perciò, le manifestazioni tangibili del pensiero hanno effetti precisi in lui. In queste antiche verità ripetute è racchiuso molto insegnamento, molta luce e comprensione, […] nonché la chiave del tuo problema immediato (si tratta qui di Istruzioni date ad un Discepolo, n.d.c.). Qual è la situazione, fratello mio? Come anima incarnata sei consapevole della realtà, percepita soggettivamente e sovente in modo vago, del tuo vero Sé, dell'Angelo solare, che è l'Angelo della Presenza. Il tuo problema consiste nel perfezionare questa realizzazione e sapere che tu sei l'Angelo, che si erge fra te, l'uomo sul piano fisico e la Presenza.

Si può chiarire l'argomento considerando per un momento quale sia la realtà rappresentata dalla parola Presenza. Il mistico è sempre conscio del dualismo, dell'uomo inferiore e dell'anima che vi dimora, dello stanco discepolo e dell'Angelo, del sé minore e del vero Sé, della vita umana e della vita spirituale. Molte altre qualità stanno ad esprimere la stessa realtà. Ma dietro a tutte si intravede, immanente, stupendo e glorioso, ciò di cui queste qualità non sono che aspetti: la Presenza immanente e tuttavia trascendente del divino. In questo Uno si riassorbono tutte le dualità e tutte le distinzioni e le diversità perdono significato.

Quando ti si dice di prendere coscienza della Presenza, significa anzitutto che sei già in qualche misura consapevole dell'Angelo e puoi cominciare a percepire, sia pure in maniera vaga e debole, quel grande Tutto che sorregge il mondo soggettivo dell'essere, come questo sorregge il mondo fisico tangibile, della vita quotidiana. Un simbolo di ciò può essere visto sapendo che l'intero pianeta è esterno alla stanza dove rifletti sulle mie parole, separato soltanto dalla finestra e dall'estensione della tua consapevolezza. L'universo esterno al pianeta, il sistema solare e il firmamento ti appaiono attraverso quella lastra di vetro che, se è pulita, rivela, ma che impedisce la vista se è sudicia o protetta da una tenda. Questa consapevolezza e la tua capacità di proiettarti nell'immensità dell'universo regolano la portata della tua conoscenza in ogni momento. Rifletti su ciò, fratello mio, e attraverso la finestra della mente guarda quella Luce che rivela l'Angelo che, a sua volta, vela e nasconde la Divinità immensa, ignota, ma viva e vibrante.

Ogni essere umano è in realtà un minuscolo vortice nell'immenso oceano dell'Essere in cui vive e muove, in costante movimento fin quando l'anima non "soffia sulle acque" (o sulle forze) e l'Angelo della Presenza discende in quel vortice; allora tutto si placa. Le acque mosse dal ritmo della vita, poi agitate con violenza dalla discesa dell'Angelo, rispondono al Suo potere risanatore e diventano un "lago quieto, dove i piccoli possono entrare e trovare la guarigione di cui hanno bisogno". Così si legge nell'Antico Commentario.

Estratti dagli scritti di Alice A. Bailey e del Maestro D. K.

da Esonet.it