mercoledì, ottobre 13, 2010

Atanor

Atanor: Termine derivato dall’ebraico ha-tannut, fornace. Talvolta scritto Athanor, venne adottato dal Lullo, che lo fa derivare da adanayoz, immortale, e poi da vari altri alchimisti, per indicare il fornello a fuoco continuo in cui le sostanze che si dovevano fondere erano racchiuse in un recipiente a forma d’uovo, entro il quale tentavano di produrre la pietra filosofale (v.). Nella simbologia alchemica la materia chiusa nell’uovo è la materia umana prima della palingenesi (v.), la chiusura ermetica è l’isolamento dal mondo sensibile, indispensabile per raggiungerla, il fuoco del crogiolo è il potere mentale che va diretto in modo da sciogliere la coscienza dalla cognizione del corpo. Tale crogiolo fa parte degli attrezzi del laboratorio alchemico, ed è anche il recipiente impiegato sul fuoco continuo per la fusione dei metalli, nonché corpo fisico dell’uomo in cui si realizzano le fasi di purificazione degli stati di coscienza, ed è infine l’intero Universo.

www.macropolis.org/esoterica/esonet/a17.htm -

Stefano Senesi

WUOTAN E IL MISTERO DELLA VITA


Wuotan in Germania, Woden in Inghilterra. Dalla radice del nome emerge l’essenza stessa della furia, della rabbia. L’eco di Wuotan ci raggiunge tramite la sua radice: “Wut” in tedesco moderno significa rabbia, ferocia. Wood, nel moderno linguaggio britannico significa “bosco”, e il dio Woden veniva adorato nelle foreste. Nel suo significato primordiale “wood” significa anche “pazzo”, “psicopatico”. Wuotan e Odin come vedremo in seguito significano la medesima cosa e sono direttamente collegati alla possessione diabolica ed alla poesia.

Guerra e poesia, in Norvegia assumono connotati molto simili. Ispirazione poetica, rabbia, possessione diabolica e pazzia hanno molto in comune; infatti, sono tutte forze che travolgono la persona nella sua interiore esistenza. Socrate ci spiega il “demone” come una sorta di “voce”, una specie di guardiano dell’anima.

In tutte le sue forme, il concetto greco di “demone” racchiude la creatività dell’artista, impegno religioso, passione, rabbia e persino follia. Platone affermava che la “follia divina” contraddistingueva la persona creativa.

La “demonìa” può manifestarsi nei sogni, durante la meditazione e l’introspezione. Tramite i sogni può guidarci verso migliori strade da seguire. L’ispirazione e la pazzia camminano sempre mano nella mano. Quando ad un singolo non è permesso di esercitare la propria sessualità o ferocia, la demonìa viene bloccata e come la violenza a lungo repressa, finisce sempre col diffondersi tutt’attorno.

La leggenda narra che 2000 anni fa un grande leader ariano chiamato Sigge, lasciò le montagne del Caucaso con una grande tribù che usava chiamarsi Aesir. Viaggiarono per l’Europa e infine si stazionarono in Svezia vicino Uppsala. Lungo la via, Sigge cambiò il suo nome in Odin e fece regnare diversi figli in alcune province d’Europa. A Uppsala Sigge (ora Odin) istituì la scuola del Mistero ed educò dodici capi Drottars (sacerdoti di Odin) all’antica sapienza. Gli aspiranti sacerdoti Odinisti avanzavano tra 9 gradi che rappresentavano i 9 mondi conosciuti come:
Asgard-mondo degli dèi

Svartalfheim-mondo oscuro

Muspelheim-mondo del fuoco
Vanaheim-mondo dei Vanas

Alfheim-mondo della luce

Niflheim-mondo del freddo e del buio
Midgard-mondo degli umani

Jotunheim-mondo dei giganti

Helheim-dimora dei morti
Il 9 è il numero magico del nord in quanto è la perfezione di 3 volte 3. É il numero della fine, infatti, dopo il numero 9 non ne seguono altri che non siano composti es.(10=1+0). Hermod, messaggero degli dei, cavalca nove giorni e nove notti per giungere ad Hel, soggiorno dei morti, al fine di incontrare Baldr. La morte di quest’ultimo porta il crepuscolo, il suo ritorno fra gli uomini coincide con la nuova età dell’oro. Il nove precede il dieci, la reintegrazione, il ritorno al principio: rappresenta quindi l’estensione massima del manifestato, sia visibile, espresso dai “nove giorni”, sia invisibile, nascosto espresso da “nove notti”. Nella battaglia che chiude il Ragna-Rök, “destino degli dei”, dopo aver martellato a morte il serpente gigante Jormungandr, Thor fa nove passi all’indietro e poi muore a sua volta. Dopo 9 mesi una donna partorisce. Il periodo di ascesa della luna verso nord è di 9 anni, ai quali ne seguono altrettanti di movimento verso sud, che, nell’insieme costituiscono un ciclo solare-lunare completo. Come insieme di punti, forma la figura rombica della runa Ing, segno di espansione illimitata. Formazione, conservazione e distruzione. Odino (1), l’iniziatore, produsse (2) la diade, il movimento primario, l’önd (respiro vitale dell’anima universale), che, a sua volta, produsse il primo numero (3), la creazione stessa. La morte completa la triade della nascita-maturità-vecchiaia e l’oscurità della luna nuova completa le tre fasi della luna (primo quarto, luna piena e ultimo quarto).

Nel triangolo che troviamo frequentemente nelle basiliche cristiane (simbolo del “vero dio”), si esprime in religioso silenzio la triade Padre, Figlio e Spirito Santo; e l’occhio al centro del disegno non è altro che il riadattamento dell’occhio di Odino nel simbolo cristiano. L’occhio difatti viene sempre menzionato come unico, proprio perché Odino sacrificò l’altro.

Come forza psichica, suggerisce C.G. Jung, Wotan non è solo un “posseduto” (Ergriffenheit), ma anche colui che possiede (Ergreifer).

Wuotan o Odin, in antichità venivano chiamati Istwô o Tuisto dalle tribù germaniche. Istwô significa Est e si riferisce all’occhio di Odino (il Sole) che nasce ad Est. Tuisto significa “two” ovvero “2” e si riferisce al fatto che il dio del cielo ha due possibilità d’azione: il giorno e la notte. Prendendo in causa il sole e la luna come espressione materiale degli occhi di Odino, possiamo capire la sua cecità rappresentata in modo superbo dalla Luna che per un’assurda coincidenza, unica nel sistema solare, ha le stesse dimensioni del Sole (visibilmente).

Figlio di Tuisto era Mannuz, la divinità primigenia della razza nata dalla terra. Si generò quindi l’Uomo che ancora oggi i paesi anglosassoni chiamano Man, Uomo!

Tacito ci riporta nella sua “Germania” che crudeli riti venivano svolti in onore di Tuisto.

In un periodo determinato i Semnoni (germani), si riunivano in un bosco sacro. Un uomo veniva ucciso. I partecipanti credevano che la loro tribù avesse le proprie origini in quella foresta, la quale era così sacra che nessuno poteva penetrarvi se non legato ad una catena; se cadeva egli non si doveva rialzare, ma rotolarsi fuori da solo. Questa foresta era la dimora del “Regnator Omnius Deus” (Wuotan?). Molti hanno identificato il Regnator con Tyr, ma è più probabile che si trattasse del terrificante Wuotan (Odino/Mercurio).
Ogni 9 anni a Uppsala 9 teste di ogni creatura maschile sono offerte e c’è l’abitudine di placare gli dèi col loro sangue. Le teste sono appese in un bosco presso un tempio. Ogni albero è reputato divino a causa della morte e del sangue degli oggetti sacrificati. Lì cani e cavalli penzolavano insieme a uomini. Presso il tempio si erge un albero sempreverde (Yggdrasil?), lì c’è un pozzo dove si gettano persone vive; se il corpo di queste non viene ritrovato si pensa che il desiderio del popolo verrà esaudito.

Ogni giorno offrono un uomo insieme ad animali, cosicché in 9 giorni vengano offerti 72 esseri viventi.

Il 72 è sempre apparso come un numero fatale. In astrologia il Pentagramma assume particolare rilievo per l’angolo ottuso di 72 gradi formato dai vertici consecutivi. Oltre a delimitare lo spazio simbolico di 1/5 del cerchio zodiacale, il numero in esame incide anche sulla dimensione del tempo astrologico, come unità di misura dell’anno precessionale. L’asse degli equinozi, infatti, spostandosi di 50 secondi all’anno, impiega 72 anni per retrocedere di un grado nello zodiaco siderale. 72 è il sottomultiplo di 25920 (durata dell’anno precessionale). Il fatto che per la precessione degli equinozi si trovino i numeri connessi alla divisione del cerchio è prova ulteriore del carattere veramente naturale di questa divisione. 72 è un numero ciclico come tutti i numeri ciclici (3,9,12..).

Il Saros è un ciclo di 72 eclissi (43 solari e 29 lunari) le quali si succedono periodicamente e in modo analogo con un intervallo di circa 18 anni e 10-11 o 12 giorni, a seconda che vi siano compresi 5- 4 o 3 anni bisestili. 72 anni solari costituiscono la durata della 360 parte dell’anno precessionale (25920:360=72) e se 72 anni definiscono il ciclo di un Saros, “360 anni solari” (72X5=360) è precisamente l’intervallo medio di tempo fra 2 successive eclissi totali di sole in un dato luogo.

Il 72 è l’espressione cifrata del conflitto ontologico (Luce/Tenebre) e il punto di sviluppo dell’intero sistema dell’astrologia primordiale.
Io so, che pendetti
dall’albero esposto ai venti
Per 9 notti intere
da lancia ferito dedicato a Odino,
io stesso a me stesso, su quell’albero
che nessuno conosce da quali radici cresca
Nessuno mi diede pane, nessuno il corno
Guardai verso il basso, raccolsi le rune e le presi.
Da lì caddi. Appresi dal glorioso Mimir e bevvi
Un sorso di quel prezioso idromele
Attinto da Óðrœrir
L’impiccagione è segno di schiavitù psichica, di magico asservimento, di sottomissione totale nell’anima e nel corpo. È la fine di un ciclo di vita, la condizione che precede il risveglio iniziatico. L’impiccato rappresenta l’uomo messo a totale disposizione del dio.

Volendo gettare uno sguardo nella fonte della conoscenza, Odino aveva sacrificato un occhio presso la fonte dello zio Mimir (memoria-conoscenza originale).

Secondo alcuni si tratta dell’occhio sinistro, ma questa versione fu fortemente influenzata dai fondamentalisti cristiani che volevano attribuire alla sua figura un carattere “sinistro” appunto, sfruttando l’idea superstiziosa che la sinistra appartiene al diavolo (nel Medioevo le persone mancine erano ritenute possedute dal demonio!). L’emisfero sinistro del cervello controlla i processi analitici, mentre l’emisfero destro concerne la capacità intuitiva. La medicina conferma che i due emisferi si incrociano in un punto situato nel cervello frontale, dietro gli occhi. L’occhio sinistro è collegato all’emisfero destro, e l’occhio destro all’emisfero sinistro. Odino dovette scegliere se sacrificare la capacità analitica o l’intuizione. Decise di sacrificare l’occhio destro, aumentando così le capacità dell’occhio sinistro, cioè la facoltà intuitiva.
Odino è anche il maestro del travestimento (aquila, lupo..) per simboleggiare che le realtà spirituali non sono facilmente riconoscibili nel mondo delle esperienze ordinarie. Sono presenti ma camuffate da cose ordinarie, quelle stesse cose che diamo per scontate.

Odino scoprì anche le rune. Per trovarle, compì una sorta di sacrificio su di sé. Ferito di lancia e appeso in vana attesa d’aiuto scorse le rune. A prezzo di grandi supplizi cadde dall’albero ringiovanito e rinnovato.

Il Dio rimane appeso 9 notti e apprende i 9 carmi magici. 9 sono le radici del frassino e 9 i mondi sui quali si estendono; non a caso 9 sono i bastoni che racchiudono la saggezza runica. Sui rami di Yggdrasil si posano uccelli bianchi come il latte, oggi i 9 rami sono i nove cieli cristiani e gli uccelli le “anime dei giusti”.

Wuotan benedice il gigante padre di Mimir (Bölþorn – Bol male þorn spina) perché è grazie al figlio che apprende il segreto della vita che risiede nel pozzo della conoscenza.

Wuotan rappresenta sia l’Universo sia l’individuo in quanto l’Ego che nasce, esiste, scompare, rinasce ecc...

Wuotan vive nel corpo umano per morire e poi rinascere. Al momento di morire, Wuotan si rende conto del mistero della vita che consiste nel partorire e morire. Quando muore dà un occhio in pegno per il segreto della vita (l’occhio rappresenta il corpo) e lo ritira quando rinasce. L’altro occhio rappresenta lo spirito.
Morendo torna nell’Ur (luogo umido, inizio, origine) e quando rinasce è più saggio di prima perché con ogni morte/rinascita accumula saggezza, cioè la saggezza di migliaia di generazioni.

L’occhio di Wuotan è in questo senso lo Swastica, infatti una volta sacrificato un occhio, l’altro si fortifica enormemente, divenendo la luce dell’eterno ritorno; un gesto essenziale che significa “dover perdere qualcosa per conquistarne un’altra”.

Wuotan viene trafitto da una lancia e rimane appeso ad un albero (Yggdrasil?) come Cristo sul patibolo. Wuotan comprende al culmine delle sue sofferenze il significato delle rune, parimenti Cristo vede suo padre al momento del trapasso. Questo ci insegna che il momento della sofferenza è indispensabile per la creatività di ogni uomo o donna e che attraverso il dolore possiamo raggiungere l’elevazione verso ciò che ancora deve manifestarsi.

Il mistero della vita, come abbiamo appena detto, sta nel nascere e nel morire, ma la vita non ha senso se tra il “nascere e il morire” non c’è il “vivere eroico” e il “pensare eroico”. Una morte spirituale ci attanaglia nel vivere visibile… L’ingranaggio della vita non agisce per inerzia, ma grazie ad una forza superiore senza la quale, questo meccanismo si fermerebbe. Una vita trascorsa senza agire blocca l’ingranaggio della potenza, portando alla ribalta le forme inferiori dell’esistenza. È nostra la responsabilità della vita e la morte di Wuotan, ed è a causa dell’ignoranza se oggi la sua luce risulta impercettibile ai nostri occhi, oramai accecati da sentimenti antitradizionali. Wuotan è realtà in quanto le forze della natura si identificano in Lui! Wuotan è dalla parte di coloro che combattono, non di quelli che pregano. La lotta è la sola preghiera che Wuotan ascolta ed è così che vive dentro e fuori di noi. Wuotan è detto Allvater, Allfödhr (ingl. Father of all), Odhr, dove Od significa “vento”, il vento che tutto pervade.

Dobbiamo ritornare alla comunione tra “Ksatriya” (casta guerriera) e “Brahmâma” (casta sacerdotale), per unire nuovamente la forza eroica con quella sacrale per riportare alla luce la suprema vittoria dello spirito sul corpo. La vita è prigioniera del corpo ed attende soltanto il suo momento eroico di liberazione per vivere in eterno nella coscienza di tutti. Il ricordo è l’espressione suprema del mito! La morte di Baldr è già segnata, ma una volta raccontata Lui è ancora vivo.

La vita non è altro che l’eterno ritorno. La luce che vediamo al momento del trapasso è la nuova vita che ci accoglie, la luce di un nuovo giorno. “Non c’è notte che non segua un giorno, né aurora che non segua una notte”.

Bibliografia:

Alleau, Renè “Le origini occulte del nazismo” Ed. Mediterranee Roma 1989
Kenneth Meadows “Il potere delle rune” Ed. L’Età dell’Acquario
Nigel Pennick “Tradizione nordica”
Varg Vikernes “Vargsmal” Bergen 1997
Varg Vikernes “Guide to the Norse Gods and their names” Cymophane Publishing Stockholm 2001
Tacitus, Publius Cornelius “Germania” Ed. Sormani Roma 1964
Guido Von List “Il segreto delle rune” Ed. Barbarossa Milano 1994
C.G. Jung “Wotan” Cymophane Publishing Stockholm 2001
Profita, Armando “L’astrologia perduta” Arktos Carmagnola 1991
Magnusson, Magnus “Vichinghi: guerrieri del Nord” DeAgostini Novara 1976 


www.thule-italia.net/Alchemica/.../wuotan.html